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Fiaschetti Marco

Titolo della tesi Olivicoltura superintensiva: una scelta oramai irrinunciabile
Candidato

Marco Fiaschetti

Relatore

Enrico Rinaldelli 

Correlatore  
Anno Accademico 2013/2014
Riassunto

Le caratteristiche alimentari dell’olio extra-vergine d’oliva sono sempre più conosciute e largamente apprezzate ed è, oramai, nota a tutti l’importanza del suo consumo per una dieta equilibrata e sana. Perciò è eticamente doveroso che questo prodotto sia accessibile a tutti, ad un prezzo che non sia eccessivamente oneroso per il consumatore. Soprattutto in ragione di questa sua importanza per la salute umana i consumi complessivi di olio d’oliva stanno aumentando creando così nuovi mercati. Tuttavia la competizione per l’esportazione di questo prodotto sarà agguerrita. È quindi necessaria una riduzione del prezzo di vendita.
L’Italia attualmente produce solo il 16% dell’olio extra-vergine mondiale, e nell’ultimo ventennio ha progressivamente perso le posizioni di eccellenza che ha avuto per lungo tempo. Questo è dovuto, sostanzialmente, all’arretratezza dell’olivicoltura nazionale, che presenta dei costi, oggi, non più economicamente sostenibili. È così fondamentale una riforma dell’intero settore volta a ridurre i costi di produzione, in modo da poter vendere questo prodotto ad un prezzo di circa 3 €/kg, senza, tuttavia, rinunciare alla qualità.
Per ridurre i costi di produzione è necessario meccanizzare integralmente tutte le operazioni colturali, in particolare potatura e raccolta. L’olivicoltura superintensiva è l’opportunità più valida per raggiungere questo obiettivo.
L’olivicoltura superintensiva si realizza impiantando gli olivi con elevate densità di piantagione, 1500-1700 piante/ha. Il sesto d’impianto normalmente usato è 4,0x1,5 m. Le piante vengono allevate ad asse centrale, in modo da costituire delle controspalliere. Questo rende possibile eseguire la raccolta con macchine scavallatrici che lavorano in continuo, e la potatura con potatrici meccaniche, mediante i soli interventi cesori di hedging e topping. Tale meccanizzazione riduce i tempi di queste due operazioni a sole 2-3 ore/ha per la raccolta e circa 1-2 ore/ha per la potatura, riducendo notevolmente i costi. É importante sottolineare che questo sistema di allevamento non incide sulla qualità dell’olio prodotto, infatti questa è condizionata principalmente dal rapporto cultivar-ambiente e non dal sistema colturale. Inoltre la raccolta eseguita con le scavallatrici permette di raccogliere tutte le olive allo stadio ottimale di maturazione e di conferirle in tempi ridottissimi al frantoio, infine la tecnologia di queste macchine è tale da non danneggiare in alcun modo le drupe.
Attualmente solo poche cultivar sono idonee ad essere allevate in questo tipo d’impianti. Infatti affinché la varietà si adatti alla coltivazione negli oliveti superintensivi deve presentare alcune fondamentali caratteristiche: ridotto vigore vegetativo, chioma compatta ed attitudine ad essere allevata ad asse centrale, predisposizione alla potatura meccanica con barre falcianti, drupe con forma, peso e resistenza al distacco tali da poter raggiungere la massima efficienza di raccolta con le macchine scavallatrici, precoce entrata in produzione (terzo anno di coltivazione), produzione consistente. Le cultivar che presentano queste caratteristiche sono sostanzialmente: ‘Arbequina’ e ‘Arbosana’ spagnole e ‘Koroneiki’ greca. A queste oggi si affiancano due nuove varietà: ‘Sikitita’ e ‘Tosca 07’ (cultivar selezionata dall’azienda pistoiese Vivai Attilio Sonnoli).
 L’olivicoltura superintensiva ancora non si è largamente diffusa in Italia, poiché le tradizionali varietà italiane non sono adatte ad essere allevate in questo tipo d’impianti e si registra un pregiudizio verso la qualità dell’olio prodotto dalle cinque cultivar normalmente coltivate negli impianti superintensivi. Tuttavia le sperimentazioni eseguite confutano tale pregiudizio e, al contrario, si è riscontrata una buona qualità degli oli prodotti da queste varietà coltivate in ambiente italiano. A tale riguardo possiamo citare gli oli prodotti, in oliveti superintensivi dalle cinque cultivar idonee a tali impianti, nell’azienda Castello di Torre in Pietra (RM) che sono stati valutati extra-vergini buoni e molto buoni o quello prodotto nell’azienda Giganti di Rapolano Terme (SI) che è stato giudicato uno tra i migliori oli toscani.

In conclusione, l’Italia può ritornare ad avere un ruolo di eccellenza sul panorama olivicolo mondiale soltanto riducendo i costi di produzione dell’olio. Questo è realmente ottenibile operando una riforma varietale ed impiantando oliveti superintensivi, senza, per questo, rinunciare alla qualità. Dove ciò non sia possibile è opportuno aumentare la densità degli impianti tradizionali e cercare di migliorare il livello di meccanizzazione di questi. Infine è necessaria un’adeguata valorizzazione, come prodotti di lusso, degli oli prodotti in maniera tradizionale e con cultivar poco rappresentate, ma caratteristiche della tradizione italiana.

ULTIMO AGGIORNAMENTO

31.08.2023

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