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ARIDOCOLTURA E LAVORAZIONI DEL TERRENO: CONFRONTO TRA MECCANIZZAZIONE E PRATICHE TRADIZIONALI

Titolo della tesi


ARIDOCOLTURA E LAVORAZIONI DEL TERRENO: CONFRONTO TRA MECCANIZZAZIONE E PRATICHE TRADIZIONALI

 

Candidato


Riccardo Rossi

 

Relatore


Anna Dalla Marta

 

Correlatore


 

Anno Accademico


2014-15

 

Riassunto


Questa tesi analizza dapprima il ruolo chiave giocato dall’aridocoltura nello sviluppo delle più antiche società/civiltà umane e, successivamente, quelle che sono le principali pratiche agronomiche, tradizionali e meccanizzate, utilizzate oggi in ambiente arido, sottolineando la loro importanza nella risposta ai continui incrementi della richiesta alimentare globale, attuali e futuri.

Partendo dagli albori della comparsa dell’uomo sulla Terra, si ripercorrono le principali tappe che hanno portato all’affermarsi dell’aridocoltura nelle varie popolazioni del passato, concludendo come l’attuale agricoltura irrigua derivi proprio da tali antiche pratiche. Dopo una contestualizzazione geografica di quelle che sono le terre aride oggi presenti sul globo, si passa, dunque, a descriverne le caratteristiche pedo-climatiche, evidenziando e studiando le varie pratiche da adottare per impedire il loro troppo facile degrado.

L’elaborato prosegue con una stima dell’incremento del bisogno di cibo che riguarderà i prossimi 30 anni, legato ad un aumento demografico già in atto, e che dovrà essere soddisfatto proprio grazie alle produzioni ottenute mediante agricoltura secca, data la saturazione ormai raggiunta da quella tradizionale-irrigua. Dopo aver presentato il “Progetto Keïta”, basato su di una serie di sistemazioni agronomiche grazie alle quali si è riusciti a bloccare un processo di desertificazione ed erosione che, a partire dalla fine dello scorso secolo, ha colpito un’intera regione nigeriana, e portato a termine anche grazie ad IBIMET (CNR), si passa a quella che è la parte centrale della tesi, ovvero lo studio delle principali lavorazioni utilizzate in aridocoltura, quali:

1) lavorazioni per l’incremento della capacità d’invaso del suolo;

2) metodi di riduzione della perdita di acqua dal suolo per evaporazione (con particolare riferimento alla pacciamatura);

3) metodi di riduzione della perdita di acqua dal suolo per traspirazione (con particolare riferimento al controllo delle infestanti e frangivento);

4) inerbimento interfilare. Infine si è confrontato, descrivendo, per ogni categoria, anche le varie attrezzature maggiormente utilizzate, quelle che solo le peculiarità di lavorazioni manuali, completate grazie alla trazione animale e meccanizzate, in quest’ultimo caso soffermandoci, inoltre, sul loro sviluppo ed impatto socio-economico.

Dopo una breve descrizione delle diverse tecniche agronomiche che contraddistinguono i principali paesi nei quali è diffuso il “dry-farming” oggi (facendo particolare riferimento all’Italia), si è concluso l’elaborato con la descrizione di quelli che sono i progetti già in atto e futuri, volti ad una miglioria di tale comparto.

Da quanto illustrato in questo lavoro, emerge, dunque, come l’aridocoltura, dopo essere stata alla base della nascita dell’odierna agricoltura irrigua e delle principali società dell’antichità, giochi ancora oggi un ruolo fondamentale nella nutrizione, presente e futura, del nostro pianeta. Sarà, dunque, soltanto grazie ad investimenti in progetti e formazione, che si potrà assistere ad una evoluzione in positivo di tutte quelle pratiche agronomiche descritte, con un conseguente incremento della produttività dei suoli aridi, prerogativa essenziale per far fronte alla sempre più crescente richiesta alimentare.

ULTIMO AGGIORNAMENTO

31.08.2023

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